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Guida virtuale

Il patrono della Fondazione, Cardinale Adam Kozłowiecki SJ „Il Cuore senza frontiere”(1911 -2007) era uno dei più meritevoli missionari polacchi che, per sessantuno anni svolse il suo servizio in Zambia.

Questo straordinario uomo rinunciò al titolo nobiliare ed all’eredità di famiglia, per entrare nella Compagnia di Gesù, cioѐ dai Padri Gesuiti. Come sacerdote trascorse cinque anni nei campi di concentramento e di sterminio nazisti- Auschwitz e Dachau. Dopo le dolorose e terribili esperienze della guerra, partì come volontario per l’Africa, in Rodesia Settentrionale, odierno Zambia. In questa terra il Cardinale Kozłowiecki fu il promotore della costruzione di chiese, scuole, case per gli insegnanti e ospedali. Il suo lavoro trovò subito riconoscimento da parte dei suoi superiori. Gli furono affidati in seguito, i più̀ importanti incarichi nell’ambito della chiesa dello Zambia. Nel 1959 è diventato Arcivescovo. Avrebbe voluto però che il Vaticano chiamasse al suo posto un candidato zambiano. All’età di 87 anni ricevette la dignità cardinalizia. Adam Kozłowiecki fu amico del papa Giovanni Paolo II e partecipò al Concilio Vaticano II. Come difensore dei diritti dell’uomo, diede un importante contributo alla conquista della piena indipendenza dello Zambia nell’anno 1964, rimanendo un umile e  modesto missionario. Per i suoi meriti ricevette le più alte onorificenze francesi, zambiane e polacche. Fu stimato in tutto il mondo e conobbe ben cinque papi e due regine, comunicando in  dieci lingue.

Guida per le stanze.

 

PRIMA STANZA MUSEALE: biografìa

 

Sull’esposizione, cominciando dalla parte sinistra, si trovano le fotografie dei genitori del Cardinale: madre – signora Maria Janocha della grande Famiglia Fedorowicz a Cracovia e padre – signor Adam Kozlowiecki  con i loro tre figli: il più grande Czesław, poi Adamo – il nostro Cardinale e il minore Giorgio, (hanno vissuto nella casa famigliare???) – Il Palazzo della Famiglia Kozlowiecki, che aveva 55 camere  – conservato fino a oggi – l’edificio dell’officina di caccia, dove si trova adesso il Museo Cardinale Adamo Kozlowiecki. La casa famigliare è stata distrutta nel 1955 e sono rimaste solo questa officina (museo), il pollaio e la stalla. E’ importante anche ricordare che sul terreno del parco, dove si trova adesso il Museo, durante la seconda guerra mondiale fu organizzato nei anni 1942-1943 un campo di lavoro per i Giudei e poi durante gli anni 1944-1945 un campo di lavoro penitenziale per  Polacchi e Russi.

 

Quando il giovane Adamo finì la scuola a Poznań con il diploma della maturità nel 1929, venne a casa per rinunciare all’eredità famigliare in tribunale a Kolbuszowa, andando in seminario dai Padri Gesuiti a Stara Wieś vicino a Brzozów. Dopo la formazione di base, Adamo ha cominciò gli studi a Cracovia e Lublino. Nel 1937 fu consacrato  sacerdote. Due anni dopo, nel 1939, quando iniziò il lavoro a Cracovia, fu arrestato dai tedeschi e messo in carcere del campo di concentramento. Lì passò cinque e mezzo, prima ad Aushwitz e poi a Dachau. Ma questo argomento sarà sviluppato nell’ altra parte dell’ esposizione museale.

Nel 1945 il giovane don Adamo Kozlowiecki, durante la riunione dei gesuiti, mise la propria candidatura per essere mandato in missione in Africa. Così per un mese andò in Rodesia Settentrionale. Nel 1970 venne per la prima volta, dopo la seconda guerra mondiale, nella propria casa a Huta Komorowska (dove ci troviamo adesso). Le fotografie in mezzo all’ esposizione presentano proprio la grande gioia del Cardinale, perché si trova con amici, conoscenti e cittadini di Majdan Królewski, dove c’era la parrocchia della Famiglia Kozlowiecki.

Nell’ ultima parte vediamo la scuola a Huta Komorowska, che è stata edificata con le pietre della casa famigliare dei Kozlowiecki. Dal 1999 la scuola è stata intitolata al Cardinale Adamo Kozlowiecki, il quale era presente durante la cerimonia inaugurale.

Alla fine le fotografie mostrano le tombe di Famiglia. Madre del Cardinale è stata sepolta a Cracovia. Padre a Majdan Królewski. Fratello Czesław, che è stato ucciso dai tedeschi – è stato sepolto a Sanok. Il fratello minore – Giorgio – è morto in Canada.

SECONDA STANZA: Vescovo, Arcivescovo, Cardinale.

Qui si trovano i ricordi che ha portato da Lusaca (capitale dello Zambia) dal presidente della nostra Fondazione Monsegnor Eduardo Frankowski, che è il Vescovo della diocesi di Sandomierz.  Possiamo vedere il passaporto di don Adamo, gli occhiali, le carte da visita durante i pellegrinaggi. Abbiamo anche il libro biografico del Kozlowiecki, le fotografie delle udienze con i Papi: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II. Ci sono anche fotografie dell’ epoca del Concilio Vaticano II. Durante questo periodo don Adamo ha conosciuto il giovane Carol Wojtyła.

Oltre le fotografie si trovano altri ricordi di don Adamo Kozlowiecki. C’è un berretto, una cintura cardinale , uno zucchetto , tonache, vasi liturgici e l’altare per celebrare la Messa nella macchia di nero ebano. Poi c’è il ritratto del Cardinale che gli è stato regalato dalla Congregazione fondata da lui in Zambia. Si dice in Africa, che don Adamo „è santo”, avendo grande speranza che sia beatificato il più presto possibile dalla Santa Sede.

Nella stanza abbiamo anche le medaglie, che il Cardinale ha ricevuto per la sua testimonianza e combattimento per i diritti umani. Per ciò ci sono Onorificenza della Libertà Zambiana, Croce della Onorificenza del Merito, Gran Croce della Onorificenza della Rinascita Polacca, Legione della Onorificenza Francese, dottorati Honoris Causa dall’Università di East di Nairobi e l’Università del Cardinale Stefan Wyszynski; diploma della Onorificenza della Legione d’Onore ricevuta nel 2006 .

Accanto, in vetrina, possiamo vedere il francobollo emesso dalla Posta Polacca nell’anno 2011, durante il  Giubileo dei cento anni di nascita del Cardinale. Vicino c’è la collana con la Croce, che usava don Adamo.

Qui si finisce la prima parte della visita al Museo. La invitiamo di continuare a vedere le altre stanze che si trovano dall’altra parte del Museo. Bisogna uscire per la porta di fronte, girare a destra ed arrivare fino al retro dell’ edificio. Lì c’è una porta marrone che apre alla seconda parte della visita del Museo.

TERZA Stanza: campo di concentramento.

Qui si trovano i ricordi della seconda guerra mondiale. Possiamo vedere la stola di don Adamo Kozlowiecki, il documento originale quando è stato arrestato. Le fotografie originali dal campo di concentramento a Dachau e tre edizioni del libro „Oppressione e angoscia” che è stato scritto dal Cardinale quando è uscito dal carcere ed è stato pubblicato durante gli anni 1967, 1995 e 2008. Lì ha descritto giorno dopo giorno la vita nel campo di Auschwitz e Dachau. In una delle vetrine si trova anche il disegno fatto dall’amico di don Adamo – Tadeusz Korpiela, quando stavano in carcere. Il disegno è su sfondo giallo. Poi si possono osservare le fotografie dei bambini e delle donne polacche, che erano sottoposte agli  esperimenti medici fatti dai tedeschi.

Vale la pena anche ricordare che nel campo di concentramento a Dachau ogni tre prigionieri c’era un sacerdote polacco. Don Adamo Kozlowiecki  trattava i suoi torturatori con profonda fede, preghiera e con grande misericordia.

Dopo la guerra lui tantissime volte ha dichiarato di averli  pienamente perdonati. Ripeteva sempre, durante i numerosi discorsi o prediche: L’odio non ha assolutamente senso… L’amore edifica le scuole, gli ospedali, le chiese, gli orfanotrofi, i seminari e l’odio distrugge tutto. Siamo tutti figli dello stesso unico Dio e dobbiamo sempre reciprocamente rispettarci.

Andando avanti entriamo nell’epoca dopo la guerra. Qui si trova la fotografia dell’ uomo, che faceva la spia durante la prima visita dell’ Arcivescovo Adamo Kozlowiecki in Polonia, dove è venuta per la prima volta anche a Huta Komorowska dove è cresciuto. Questo uomo era un agente dei Servizi Secreti di Sicurezza. E nell’ ultima vetrina ci sono i ricordi dei personaggi del campo di concentramento. Prima abbiamo la fotografia del S. Massimiliano Kolbe, che nel 1941 ha dato la propria vita per il prossimo ed è morto di fame nel carcere di Aushwitz. L’altra fotografia ci fa vedere un altro testimone di questa disumana epoca – Bolesław Grzyb. Accanto si trovano le sue lettere originali, che mandava da Aushwitz alla sua famiglia. Le lettere dicevano solo: sto bene e se potete magari spedirmi una piccola cosa…

Quarta stanza: Africa

Qui si trovano le fotografie fatte da don Adamo Kozlowiecki. Sono preziose, perché possiamo vedere l’Africa attraverso i suoi occhi. Lui, come missionario, ha visitato molti  paesi lontani, spesso centinaia di chilometri lontani l’uno dall’ altro. E’ molto  interessante, perché di fronte ci sono le fotografie fatte nel 2006 e non si vede la differenza tra queste e quelle fatte da don Adamo. Il  panorama dello  Zambia sembra che non sia  cambiato per niente durante una decina d’ anni.

Nelle vetrine abbiamo i ricordi speciali, perché contengono le cose private, usati da don Adamo. Ma le cose più interessanti, sono i dizionari, i breviari e i libri, che usava don Adamo, scritti nella lingua dello Zambia. Poi anche il santino di „Gesù, confido in Te” scritto in lingua Bemba. Poi vediamo anche le lettere circolari che don Kozlowiecki ha scritto: circa 60.000. L’ha fatto per raccogliere i soldi per le missioni e per aiutare agli altri missionari.

 

Quinta stanza: Zona dell’ Africa.

Nella parte destra si trova la mappa dell’ Africa e dello Zambia, dove  sono sottolineati i luoghi più importanti della missione del Cardinale Kozlowiecki: Kasisi, Chingombe o Mpunde. Poi le fotografie delle chiese, seminari e scuole che erano sponsorizzate dagli abitanti dell’ America del Nord.

Sesta stanza: stanza multimediale

Cominciando da destra e andando in senso antiorario possiamo vedere le fotografie che raccontano la missione di don Adamo. Si può vederlo quando amministra il battesimo o celebra la Santa Messa. E poi pian piano come si sviluppava durante gli anni la sua missione in Zambia. Il momento più gioioso e importante  nel 1959, quando in Africa è venuta la madre – Maria Kozlowiecki. Non potendo salutarlo personalmente, dopo finita la visita, lasciò un messaggio: „Ti abbraccio e benedico. Mamma”.

L’Arcivescovo Adamo Kozlowiecki negli ultimi quindici anni era un semplice vicario nella parrocchia del parroco Giovanni Krzysztoń. Le fotografie colorate raccontano proprio questo periodo.

Sulla TV si può vedere il film documentario della morte del Cardinale Kozlowiecki che è avvenuta  il 28 settembre 2007 a Lusaca. È stato sepolto vicino alla Cattedrale Gesù Bambino a Lusaca.

 

Dopo la sua morte il 26 marzo 2008 è stata istituita la Fondazione Cardinale Adamo Kozłowiecki SJ „Il Cuore senza frontiere”. Nel 2011 è stato  aperto questo Museo.

 

Grazie mille per la Vostra visita speriamo che l’esposizione della missione del Cardinale Kozlowiecki sia stata interessante e preziosa per  conoscere lo  Zambia e il lavoro del nostro patrono,  della Fondazione e del  Museo.

Grazie.

 

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Il Cardinale Adam Kozłowiecki, S.J., Arcivescovo titolare di Potenza Piceno, missionario in Zambia, è nato il 1° aprile 1911 a Huta Komorowska presso Kolbuszowa (voivodato di Tarnobrzeg, attualmente diocesi di Sandomierz, Polonia), dal possidente terriero Adam e da Maria Janocha. Inizialmente studiò in famiglia. Dal 1921 al 1925 frequentò il famoso Collegio Pedagogico-Educativo San Giuseppe a Chyròw, gestito dai Padri Gesuiti, e dopo passò al Ginnasio Santa Maria Maddalena a Poznan (1926-1929).

Dopo la maturità, conseguita il 30 luglio 1929, entrò nella Compagnia di Gesù. Svolse il noviziato a Stara Wies presso Brzozòw e in seguito studiò a Cracovia presso la Facoltà di Filosofia dei Padri Gesuiti (1931-1933). Dopo il tirocinio di un anno, come educatore dei giovani nel convitto di Chyròw, continuò gli studi presso la Facoltà Teologica „Bobolanum” di Lublino (1934-1938), dove il 24 giugno 1937 fu ordinato sacerdote. Nella seconda metà del 1938 si recò a Leopoli per la „terza probazione”, ultima tappa della formazione del giovane gesuita.

All’inizio della II guerra mondiale, il 10 novembre 1939, fu arrestato nel collegio dei Padri Gesuiti di Cracovia dalla Gestapo, insieme ai 24 confratelli. Fu rinchiuso inizialmente nella prigione in via dei Montelupich di Cracovia e a Wisnicz, poi nei campi di concentramento: ad Auschwitz dal giugno al dicembre del 1940 (internato con il numero 1006) e a Dachau fino al 29 aprile 1945. Ha descritto le dolorose prove di quel periodo ed anche le straordinarie esperienze spirituali nel libro Ucisk i strapienie-Pamietnik wieznia (Oppressione e afflizione – Diario di un prigioniero 1939-1945), pubblicato a Cracovia nel 1967; (la seconda edizione, completata dai frammenti cancellati in un primo momento dalla censura, fu pubblicata nel 1995, dalla casa editrice WAM).

Liberato dal campo di concentramento dai soldati dell’esercito americano, si fermò nel collegio dei Gesuiti a Pullach. Non molto tempo dopo, in seguito alla proposta del Vicario Generale, decise di partire per la Rhodesia del Nord (odierna Zambia), nella missione gestita dai gesuiti polacchi, dove si avvertiva mancanza di personale. Non fu una decisione facile perché P. Adam da molto tempo sognava di tornare in patria.

La strada verso l’Africa passava per Roma, dove il 15 agosto 1945, nella chiesa del Gesù, P. Adam pronunciò gli ultimi voti religiosi. Nella Rhodesia del Nord arrivò il 14 aprile 1946, e subito diede impulso ad una fiorente attività, soprattutto nel campo dell’educazione, nella regione di Kasisi. Lì per due anni fu anche superiore della casa religiosa. Quando nel 1950 la Santa Sede innalzò la prefettura di Lusaka al rango di vicariato, P. Adam Kozlowiecki fu nominato suo primo Amministratore Apostolico. Intraprese il lavoro con zelo, visitando le parrocchie e le case della missione nei piccoli paesi e nella foresta e allacciando rapporti personali con i missionari.

La crescita della Chiesa nei territori delle missioni fu la motivazione della nomina, il 4 giugno 1995, di P. Adam Kozlowiecki a Vescovo e Vicario Apostolico da parte di Papa Pio XII. La celebrazione dell’ordinazione si svolse l’11 settembre 1955.

Il coronamento dell’ulteriore sviluppo del cristianesimo sul fiume Zambezi, sotto il governo del Vescovo Adam Kozlowiecki, avvenne il 25 aprile 1959, con l’istituzione di una piena struttura ecclesiale composta di 6 diocesi e 2 prefetture apostoliche da parte di Giovanni XXIII. Adam Kozlowiecki fu il primo ad essere nominato Arcivescovo-Metropolita con sede a Lusaka.

La nuova dignità non cambiò in niente lo stile di vita del pastore. Continuava a passare la maggior parte del tempo effettuando le sue visite pastorali, facendoci incontro alla gente a lui affidata, procurando loro i nuovi missionari dalle congregazioni maschili e femminili (anche della Polonia), accumulando i fondi necessari per lo sviluppo delle strutture e delle opere apostoliche nell’arcidiocesi.

Non gli furono estranei i cambiamenti sociali e politici in corso in Africa. Molte volte difese l’uguaglianza delle razze e la giustizia. Insieme agli altri missionari svolse un ruolo importante nel raggiungimento dell’indipendenza del Paese avvenuta il 24 ottobre 1964.

Durante il Concilio Vaticano II si fece conoscere dai Vescovi di molti paesi come pastore zelante della Chiesa dello Zambia. Partecipava attivamente a tutte le sue sessioni, prendendo la parola molte volte nelle discussioni, per esempio sulla liturgia, sulla Chiesa, sull’apostolato dei laici, sui compiti dei Vescovi, sulla vita consacrata e sulla libertà religiosa. Partecipò anche al primo Sinodo dei Vescovi nel 1967, e nel 1994, su invito di Giovanni Paolo II, all’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi dedicato all’Africa.

Dal momento della fondazione dello stato dello Zambia indipendente, l’Arcivescovo Adam Kozlowiecki si è rivolto più di una volta alla Santa Sede chiedendo di essere rimosso dal più alto incarico nella gerarchia ecclesiastica di quel Paese per fare assegnare la Sede ad un africano.

La decisione dell’Arcivescovo Adam Kozlowiecki ha trovato una grande eco in tutta l’Africa, dove in molte regioni hanno cominciato a formarsi gerarchie ecclesiastiche locali. Egli stesso, fedele alla sua vocazione missionaria, dopo la rinuncia all’incarico di Arcivescovo (1969), è rimasto nello Zambia tra il popolo amato, dove lavora ancora oggi in vari posti della foresta africana come semplice missionario. Bisogna ricordare anche altre sue funzioni, come membro della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e la direzione delle Pontificie Opere per le Missioni nello Zambia (1970-1991).

Così il gesuita Arcivescovo Adam Kozlowiecki è da oltre 50 anni missionario in Africa. Per i meriti acquisiti nell’ambito dello sviluppo dello Zambia indipendente, è stato onorato dal governo di quel Paese con la Grande Commenda dell’Indipendenza. Ha ricevuto anche la Commenda al merito della Repubblica Polacca, assegnatagli da Lech Walesa.

Nel ringraziare il Santo Padre per averlo incluso nel Collegio dei Cardinali, l’Arcivescovo Adam Kozlowiecki ha scritto tra l’altro: „Ti confesso, Santo Padre, che sono rimasto completamente sbalordito da questa notizia, mi riusciva difficile capire questo e riordinare i pensieri che ovviamente a 87 anni erano impegnati in ben altri problemi. Con il bacio della mano e dei piedi di Sua Santità e con profonda gratitudine accetto questo segno di fiducia, soprattutto in quanto segno di riconoscimento per ogni semplice missionario che per volontà di Dio svolge il servizio alla Chiesa e ai poveri, ai fratelli e alle sorelle che non conoscono il Padre. Mi hanno insegnato che cosa vuol dire essere religioso-gesuita, mi hanno insegnato in seguito che cosa vuol dire essere sacerdote, ed ora devo ancora imparare che cosa vuol dire essere Cardinale, perché questo non me l’hanno insegnato”.